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Poesie per la mamma morta: ricordarla con i versi

Maggio è il mese della Festa della Mamma, ma spesso per chi la mamma l’ha persa significa vivere momenti di malinconia e tristezza.

 

Il suo ricordo prende il sopravvento e il dolore della perdita si rinnova anche se sono passati anni, anche se si è affrontato e superato il lutto.

 

È normale che sia così, è normale che la persona che ci ha dato la vita e si è spesa per noi ci manchi. Ricordarla è l’unico modo che abbiamo per continuare a sentirla accanto.

 

E allora un buon modo potrebbe essere dedicare una poesia alla mamma morta, come si faceva da bambini, come non si smette mai di fare perché è stata, è e sarà la nostra più grande fonte di ispirazione e d’amore, anche se non è più con noi.

 

Ci si può cimentare nella stesura di poesie alla mamma morta che raccontino l’insostenibile assenza oppure narrino del ruolo fondamentale che la mamma ha avuto nel renderci ciò che siamo. O ancora scrivere una poesia che ricordi momenti di vita insieme o le doti che rendevano la nostra mamma unica ai nostri occhi.

 

Il sollievo che se ne avrà, al di là che si è bravi o meno bravi nel comporre versi, sarà dettato soprattutto dalle emozioni suscitate dai ricordi.

 

In alternativa, ci si può emozionare con le poesie per la mamma scritte da grandi poeti che utilizzando sapientemente le parole giuste riescono a esprimere in versi bellissimi i sentimenti provati da noi tutti.

 

Di seguito, vi proponiamo una piccola selezione di poesie da dedicare alla mamma morta per rendere omaggio al suo ricordo.

 

Alla fine, invece, riportiamo un brano tratto dal libro Cuore di Edmondo De Amicis, quello che ci sembra un buon consiglio per affrontare la morte della mamma, prendendo forza dal suo esempio e dagli insegnamenti che ci ha trasmesso, perché “tutto ciò che è bene sopravvive, cresciuto di potenza, alla vita terrena. Quindi anche l’amore di tua madre. Essa t’ama ora più che mai.

POESIE D’AUTORE PER LA MAMMA MORTA

Proponiamo questa raccolta di poesie alla mamma morta per trovare conforto nelle parole di grandi parolieri.

A mia madre – Eugenio Montale

 Ora che il coro delle coturnici

ti blandisce nel sonno eterno, rotta

felice schiera in fuga verso i clivi

vendemmiati del Mesco, or che la lotta

dei viventi più infuria, se tu cedi

come un’ombra la spoglia

(e non è un’ombra,

o gentile, non è ciò che tu credi)

chi ti proteggerà? La strada sgombra

non è una via, solo due mani, un volto,

quelle mani, quel volto, il gesto d’una

vita che non è un’altra ma se stessa,

solo questo ti pone nell’eliso

folto d’anime e voci in cui tu vivi;

e la domanda che tu lasci è anch’essa

un gesto tuo, all’ombra delle croci.

La Madre – Giuseppe Ungaretti

E il cuore quando d’un ultimo battito

avrà fatto cadere il muro d’ombra

per condurmi, Madre, sino al Signore,

come una volta mi darai la mano.

In ginocchio, decisa,

Sarai una statua davanti all’eterno,

come già ti vedeva

quando eri ancora in vita.

Alzerai tremante le vecchie braccia,

come quando spirasti

dicendo: Mio Dio, eccomi.

E solo quando m’avrà perdonato,

ti verrà desiderio di guardarmi.

Ricorderai d’avermi atteso tanto,

e avrai negli occhi un rapido sospiro.

A Mia Madre – Edmondo De Amicis

Non sempre il tempo la beltà cancella

o la sfioran le lacrime e gli affanni

mia madre ha sessant’anni e più la guardo

e più mi sembra bella.

Non ha un accento, un guardo, un riso

che non mi tocchi dolcemente il cuore.

Ah se fossi pittore, farei tutta la vita

il suo ritratto.

Vorrei ritrarla quando inchina il viso

perch’io le baci la sua treccia bianca

e quando inferma e stanca,

nasconde il suo dolor sotto un sorriso.

Ah se fosse un mio prego in cielo accolto

non chiederei al gran pittore d’Urbino

il pennello divino per coronar di gloria

il suo bel volto.

Vorrei poter cangiar vita con vita,

darle tutto il vigor degli anni miei

Vorrei veder me vecchio e lei…

dal sacrificio mio ringiovanita!

Le Mani della Madre – Rainer Maria Rilke

Tu non sei più vicina a Dio

di noi; siamo tutti lontani. Ma tu hai stupende

benedette le mani.

Nascono chiare in te dal manto,

luminoso contorno:

io sono la rugiada, il giorno,

ma tu, tu sei la pianta.

La ciocca bianca – Ada Negri

De’ tuoi bianchi capelli, sì leggeri

alla carezza e pur sì folti, in uno

scrigno una ciocca serbo. Erano i miei

scuri come la notte, allor che al capo

tuo la recisi. Ed oggi, te cercando

in quella ciocca, sola cosa viva

che di te mi rimanga, io mi domando

se recisa non l’ho dalle mie tempie.

E se mi guardo entro lo specchio, e in esso

mi smarrisco, non me, ma te ravviso,

o Madre: tua questa marmorea fronte

piena di tempo, e immersa in una luce

ch’è già ormai d’altra terra e d’altro cielo.

Grido alla madre – Giorgio Vigolo

Madre, mia madre

dove sei nel lontano?

dove ti sei perduta dopo la morte,

che più non mi mandi la tua immagine,

e deserti sono i miei sogni,

ma meno della mia vita?

Io sto quaggiù lo vedi in quale pericolo:

strani mostri mi fanno le cacce,

girano intorno intorno alla poca rupe.

 Madre, se esisti ancora

in qualche punto dell’universo

nata alla bontà indivisa

da cui ti staccasti nel nascere,

fammi sentire

diminuita la mia solitudine,

schiariscimi gli occhi,

che io giunga a rivederti

nell’alto del tuo sereno,

 e smetta di scorgere

al tuo posto le ambigue

larve che ti nascondono

al figlio.

Preghiera alla madre – Umberto Saba

Madre che ho fatto

soffrire

(cantava un merlo alla finestra, il giorno

abbassava, sì acuta era la pena

che morte a entrambi io m’invocavo)

                                                     madre

ieri in tomba obliata, oggi rinata

presenza,

che dal fondo dilaga quasi vena

d’acqua, cui dura forza reprimeva,

e una mano le toglie abile o incauta

l’impedimento;

presaga gioia io sento

il tuo ritorno, madre mia che ho fatto,

come un buon figlio amoroso, soffrire.

Pacificata in me ripeti antichi

moniti vani. E il tuo soggiorno un verde

giardino io penso, ove con te riprendere

può a conversare l’anima fanciulla,

inebbriarsi del tuo mesto viso,

sì che l’ali vi perda come al lume

una farfalla. È un sogno,

un mesto sogno; ed io lo so. Ma giungere

vorrei dove sei giunta, entrare dove

tu sei entrata

                    – ho tanta

gioia e tanta stanchezza! –

                                      farmi, o madre,

come una macchia dalla terra nata,

che in sé la terra riassorbe ed annulla.

Tra le tue braccia – Alda Merini

C’è un posto nel mondo

dove il cuore batte forte,

dove rimani senza fiato,

per quanta emozione provi,

dove il tempo si ferma

e non hai più l’età;

quel posto è tra le tue braccia

in cui non invecchia il cuore,

mentre la mente non smette mai di sognare…

Da lì fuggir non potrò

poiché la fantasia d’incanto

risente il nostro calore e no…

non permetterò mai

ch’io possa rinunciar a chi

d’amor mi sa far volar.

Apprendo un altro silenzio – Raffaele Carrieri

Apprendo un altro silenzio

Alla fine del giorno:

La sera attendo

Il tuo ritorno.

Con la tua mano

Al posto vuoto

La polvere tolgo

A poco a poco.

In ciascun giorno

Di nuovo ti perdo.

In ciascun angolo

Ancora ti aspetto.

Col tuo occhio

Mi guardo intorno:

Dietro ogni muro

Mi trovo solo.

Di silenzio in silenzio

Ti scorgo, ti sento

E parlo da solo

Tutto l’inverno.

Madre d’inverno – Vivian Lamarque

Da casa tua si usciva sempre tutti

a mani piene. È ancora così, scendo

le scale carica della tua casa da svuotare

un grumo di sangue alla volta, nodi

alla gola, come ti piaceva farti

saccheggiare.

 

P.S. e ancora mi dai: poesie su poesie

mi piovono dal tuo cielo, manna

di mamma.

PAROLE DI CONFORTO IN APPENDICE ALLE POESIE ALLA MAMMA MORTA

In appendice alle poesie alla mamma morta, dedichiamo a chi, purtroppo, vive la tristissima perdita le parole che il protagonista del libro “Cuore” scrive all’amico che ha perso la mamma:

Amico, tu non vedrai mai più tua madre su questa terra. Questa è la tremenda verità. Io non mi reco a vederti, perché il tuo è uno di quei dolori solenni e santi che bisogna soffrire e vincere da sé soli. Comprendi ciò che voglio dire con queste parole: – Bisogna vincere il dolore? – Vincere quello che il dolore ha di meno santo, di meno purificatore; quello che, invece di migliorare l’anima, la indebolisce e l’abbassa. Ma l’altra parte del dolore, la parte nobile, quella che ingrandisce e innalza l’anima, quella deve rimanere con te, non lasciarti più mai.

 

Quaggiù nulla si sostituisce a una buona madre. Nei dolori, nelle consolazioni che la vita può darti ancora, tu non la dimenticherai mai più. Ma tu devi ricordarla, amarla, rattristarti della sua morte in un modo degno di lei. O amico, ascoltami. La morte non esiste, non è nulla. Non si può nemmeno comprendere. La vita è vita, e segue la legge della vita: il progresso. Tu avevi ieri una madre in terra: oggi hai un angelo altrove. Tutto ciò che è bene sopravvive, cresciuto di potenza, alla vita terrena. Quindi anche l’amore di tua madre. Essa t’ama ora più che mai.

 

E tu sei responsabile delle tue azioni a Lei più di prima. Dipende da te, dalle opere tue d’incontrarla, di rivederla in un’altra esistenza. Tu devi dunque, per amore e riverenza a tua madre, diventar migliore e darle gioia di te. Tu dovrai d’ora innanzi, ad ogni atto tuo, dire a te stesso: – Lo approverebbe mia madre? – La sua trasformazione ha messo per te nel mondo un angelo custode al quale devi riferire ogni cosa tua. Sii forte e buono; resisti al dolore disperato e volgare; abbi la tranquillità dei grandi patimenti nelle grandi anime: è ciò che essa vuole.

Di Taffo Onoranze Funebri

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