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Cimitero Acattolico di Roma: angolo di pace e poesia

Scriveva il poeta Percy Bysshe Shelley riferendosi al Cimitero Acattolico di Roma, che accoglieva le spoglie dell’amico Jhon Keats

 

“Il cimitero è uno spazio aperto tra le rovine, ammantato d’inverno di violette e margherite.

Potrebbe far innamorare qualcuno della morte, pensare di essere seppelliti in un posto così dolce” 

 

E pensare che soltanto un anno dopo, nel 1822, lo stesso Shelley sarà sepolto in questo luogo di riposo eterno così caro agli artisti e ai poeti inglesi e non solo.

 

Il Cimitero Acattolico, definito anche appunto Cimitero dei poeti e degli artisti o Cimitero Protestante o ancora Cimitero degli Inglesi, è ormai parte integrante del patrimonio storico-culturale di Roma e meta di molti visitatori, attratti dagli illustri personaggi qui sepolti e dalla bellezza di questo luogo.

 

Questo piccolo angolo di pace e commemorazione è incastonato fra la piramide Cestia, il Monte Testaccio, le Mura Aureliane e Porta San Paolo.

 

Un luogo che racchiude storia e storie dal fascino raro e che ricordiamo attraverso i versi dei poeti che l’hanno cantato come quelli di Henry James

 

“una mescolanza di lacrime e sorrisi, di pietre e di fiori, di cipressi in lutto e di cielo luminoso, che ci dà l’impressione di volgere uno sguardo alla morte dal lato più felice della tomba“.

LA STORIA DEL CIMITERO ACATTOLICO

Un tempo, nelle Chiese e nei cimiteri “consacrati” della Capitale non era possibile per chi non fosse cattolico ricevere sepoltura.

Nel 1716 il pontefice Clemente XI concesse ai membri della Corte Stuart che si trovavano in esilio a Roma di essere sepolti nell’area ai piedi della Piramide di Caio Cestio, che all’epoca era una zona di demanio pubblico, usata come pascolo per il bestiame e per questo nota come “i prati del popolo romano”.

In seguito il permesso di sepoltura fu esteso anche ad altre persone non cattoliche, soprattutto di nazionalità britannica.

Questo è il motivo per cui il Cimitero Acattolico è conosciuto anche con il nome di Cimitero degli Inglesi, seppure con il passare del tempo questo luogo ha accolto anche cittadini di diversi paesi.

L’importanza della città nella cultura e nell’arte del XVIII secolo, rese Roma meta di pellegrinaggio da parte di numerosi poeti, scrittori e artisti europei.

Alcuni di essi incontrarono la morte nella città eterna e la loro salma fu seppellita in questo cimitero, che divenne quindi famoso anche per essere il Cimitero dei poeti e degli artisti.

Nel 1821 il Papa vietò nuove sepolture nell’area delimitata dalla Piramide, ma allo stesso tempo concesse un appezzamento di terreno intorno al quale fu costruito un muro di cinta e questo divenne il Nuovo Cimitero.

Solo nel 1918 il Cimitero Acattolico fu dichiarato zona monumentale di interesse nazionale, pur restando tutt’ora un luogo privato.

Della gestione e manutenzione delle aree del cimitero si occupa infatti un’associazione composta da 15 ambasciate presenti a Roma che hanno loro connazionali sepolti nel Cimitero Acattolico (Australia, Canada, Danimarca, Finlandia, Germania, Grecia, Irlanda, Norvegia, Paesi Bassi, Regno Unito, Russia, Sud Africa, Svezia, Svizzera e U.S.A.)

PERSONE SEPOLTE NEL CIMITERO ACATTOLICO

Sono davvero tanti i personaggi stranieri che con la loro opera hanno lasciato un segno indelebile nella storia della cultura e dell’arte sepolti nel Cimitero Acattolico.

Il cimitero ospita più di 4000 tombe di persone di ogni paese, razza, lingua e religione diversi, accomunati dall’amore per la bellezza di Roma.

Alcuni di essi si erano trasferiti a Roma in modo stabile, mentre altri trovarono la morte mentre erano in visita nella città.

Riportiamo qualche nome tra i più famosi, invitando ad andare a visitare le loro tombe in questo angolo della città dove si respira quiete e poesia.

LA TOMBA DI JOHN KEATS

Nel Cimitero Acattolico di Roma è sepolto uno dei più famosi poeti inglesi sulla cui lapide però non troverete inciso il nome, bensì “qui giace uno il cui nome fu scritto sull’acqua”.

John Keats morì di tubercolosi a soli 26 anni nella sua casa di Piazza di Spagna, dove oggi si trova il museo a lui dedicato, il 23 febbraio 1821.

Secondo le consuetudini dell’epoca, essendo egli morto dopo la recita dell’Angelus, ossia alle 23, per le autorità romane era già iniziato il giorno del 24, data infatti riportata sulla sua lapide.

Fu lo stesso John Keats a volere questa frase come proprio epitaffio e alla quale i suoi amici che hanno commissionato la sepoltura hanno aggiunto:

“This grave contains all that was mortal, of a YOUNG ENGLISH POET, who on his death bed, in the bitterness of his heart, at the malicious power of his enemies, desired these words to be engraven on his tombstone: Here lies one whose name was writ in water.”

[Questa tomba contiene i resti mortali di un GIOVANE POETA INGLESE che, sul letto di morte, nell’amarezza del suo cuore, di fronte al potere maligno dei suoi nemici, volle che fossero incise queste parole sulla sua lapide: “Qui giace uno il cui nome fu scritto sull’acqua].

 

I suoi amici hanno poi hanno voluto ricordare il grande poeta romantico con una lastra di marmo posta non lontano dalla tomba e che recita:

“Keats! Se il tuo caro nome fu scritto sull’acqua, ogni goccia è caduta dal volto di chi ti piange”

LA TOMBA DI PERCY BYSSHE SHELLEY

È sepolto nel Cimitero Acattolico un altro esponente di spicco del Romanticismo inglese e profondo amico di Keats, Percy Shelley.

In realtà, nel cimitero romano si trovano le ceneri del poeta inglese, ma senza il suo cuore.

Morto annegato durante un naufragio nelle acque di fronte a Lerici, il suo corpo fu ritrovato sulla spiaggia di Viareggio il 18 luglio 1822, luogo in cui venne cremato.

Si narra che durante il rogo, il corpo di Shelley bruciò velocemente, tranne il suo cuore, che venne a quel punto salvato dalle fiamme e consegnato alla moglie Mary, che lo conservò per tutta la vita, lasciando disposizioni affinché fosse sepolto insieme al suo corpo alla sua morte.

Non sappiamo dire quanto di questa storia sia leggenda e quanto realtà, ma possiamo affermare che l’amore fra i due scrittori non fu arso da quel triste fuoco.

Mary Shelley volle che le ceneri dell’amato Percy fossero custodite nel Cimitero Acattolico di Roma e fece incidere sulla tomba un verso di Shakespeare

Nothing of him that doth fade, but doth suffer a sea change, into something rich and strange

[Niente di lui si dissolve ma subisce una metamorfosi marina per divenire qualcosa di ricco e strano].

LA TOMBA DI WILLIAM WETMORE STORY

La sua tomba all’interno del Cimitero Acattolico è diventata tra le più famose al mondo. Lo scultore statunitense, trasferitosi con la famiglia a Roma, alla morte della moglie Emily scolpì il bellissimo e struggente monumento diventato celebre come l’Angelo del Dolore (o Angel of Grief) come egli stesso lo definì:

 

“rappresenta l’angelo del dolore, in completo abbandono, che si getta con le ali cadenti e la faccia nascosta su un altare funerario. Rappresenta ciò che sento. Rappresenta la prostrazione. Eppure farlo mi dà conforto“.

 

Pochissimo tempo dopo la fine della sua scultura funebre, anche William Wetmore Story morì e fu sepolto accanto alla moglie, protetti e rimpianti dal grande angelo disperato.

Nel loro caso, vale ancor di più la frase “una cosa vive finché vive l’ultima cosa che la ricorda”.

LA TOMBA DI ELISABETH WEGENER-PASSARGE

All’interno del Cimitero Acattolico, William Story non fu l’unico a scolpire il monumento funebre per la propria amata.

La tomba di Elisabeth Wegener-Passarge, una ragazza tedesca morta a soli 18 anni, pochi giorni prima del matrimonio, fu realizzata dal suo fidanzato, lo scultore Ferdinand Seeboeck.

Il bellissimo monumento, posto in una nicchia delle Mura Aureliane, raffigura una ragazza distesa su un letto con una mano sul petto.

Nel tempo si è diffusa la tradizione di adagiare nella mano marmorea un fiore come gesto di buon auspicio e in effetti è raro trovare disadorno il petto de “La Sposa”, nome con cui è stata ribattezzata la tomba.

Anche il delicato epitaffio inciso è degno di essere riportato:

“ELSBETH M. WEGENER PASSARGE

5 JUNI 1902

ELLA PASSO’ DA UN DOLCE SOGNO D’AMORE

ALLA VITA DEGLI ANGELI!

DIE SANFTEN EDLEN ZÜGE

VEREWIGTE IN DIESEM MARMOR

DER VERLOBTE.

FERDINAND SEEBOECK”

“Le dolci caratteristiche nobili

Immortalò in questo marmo

Il fidanzato.

Ferdinand Seeboeck”

LA TOMBA DI GREGORY CORSO

Sepolto nel Cimitero degli Inglesi nel 2001 per suo stesso volere, Gregory Corso ora riposa accanto ai suoi tanto amati poeti inglesi. Infatti, la tomba del poeta della beat generation di origini calabresi è situata immediatamente sotto quella di Shelley e la sua lapide riporta come epitaffio i versi di una sua poesia:

 

“Spirito / è Vita / Scorre attraverso / la mia morte / incessantemente / come un fiume / che non ha paura / di diventare / mare.

 

Poco più giù si trova la lapide di Rosa Bathurst, una ragazza morta a 16 anni annegando nel Tevere.

C’è chi dice che sia la sua storia ad avere ispirato la “Canzone di Marinella”, che narra di una ragazza “che scivolò nel fiume a primavera, ma il vento che la vide così bella, dal fiume la portò sopra una stella”, scritta da Fabrizio De Andrè.

ITALIANI SEPOLTI NEL CIMITERO ACATTOLICO

Il Cimitero Acattolico di Roma non ospita solo personaggi stranieri, ma tra i suoi viali trovano riposo anche diverse personalità italiane.

Per alcuni, come Gramsci, non si tratta di uno strappo alla regola, in quanto il politico e filosofo comunista riposa nella tomba di famiglia della moglie di origini russe.

Per altri, come Gadda, si è voluto onorare le ultime volontà che esprimevano il desiderio di essere sepolti all’ombra dei cipressi del cimitero romano.

LA TOMBA DI ANTONIO GRAMSCI

Il Cimitero degli Inglesi custodisce le “Cinera Antonii Gramscii come recita la semplice incisione sulla sua lapide.

Nel pellegrinaggio in questo luogo che custodisce le spoglie di uno dei più grandi pensatori italiani si è soffermato il poeta Pier Paolo Pasolini e su quelle ceneri ha scritto versi di rara bellezza:

 

“Uno straccetto rosso, come quello

arrotolato al collo ai partigiani

e, presso l’urna, sul terreno cereo,

diversamente rossi, due gerani.

Lì tu stai, bandito e con dura eleganza

non cattolica, elencato tra estranei

morti: Le ceneri di Gramsci… Tra

speranza

e vecchia sfiducia, ti accosto, capitato

per caso in questa magra serra, innanzi

alla tua tomba, al tuo spirito restato

quaggiù tra questi liberi.”

LA TOMBA DI CARLO EMILIO GADDA

”Qui, nel cuore antico e sempre vivo di sogni e d’utopie, Roma da’ asilo alle spoglie di Carlo Emilio Gadda, geniale e studioso artista dalle forti passioni morali e civili, signore della prosa”

Questa è la dedica composta dal poeta Mario Luzi per la lapide di Carlo Emilio Gadda, uno dei più grandi scrittori italiani del Novecento.

Nativo di Milano, Gadda fu fortemente legato a Roma, dove si trasferì nei primissimi anni Cinquanta e restò fino alla morte avvenuta nel 1973.

Si narra che nella scelta di far riposare Gadda nel Cimitero dei poeti e degli artisti, sepoltura contesa con il Comune di Milano, fu decisiva la testimonianza della sua domestica che dichiarò che lo scrittore aveva espresso la volontà di essere seppellito nella capitale.

 

LA TOMBA DI DARIO BELLEZZA

“Addio cuori, addio amori

foste i benvenuti, gli adorati…

ascoltati meno.”

 

Questi versi di Dario Bellezza, definito da Pier Paolo Pasolini “Il miglior poeta della nuova generazione”, sono scritti sulla lapide della tomba che ospita Dario e i suoi genitori.

Passeggiare tra i viali alberati del Cimitero Acattolico, angolo di pace e silenzio tra la caoticità della città, è un vero e proprio viaggio interiore che ci fa soffermare a riflettere sul fascino dell’arte e della poesia, così come dimostrano le parole incise sulle lapidi di chi ha eletto questo luogo a propria dimora eterna.

 

LA TOMBA DI ANDREA CAMILLERI

Tra gli ultimi in ordine di tempo a essere seppelliti nel Cimitero Acattolico troviamo lo scrittore Andrea Camilleri, scomparso il 17 luglio del 2019.

Per lui una semplice lapide in marmo bianco con incisi sopra solo il nome e le date di nascita e di morte e tantissime piante intorno.

Ma tanto basta a farci ricordare dei suoi tanti suoi scritti, di lui e del suo temperamento.

Di Taffo Onoranze Funebri

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